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Mons. Marek Jędraszewski, Arcivescovo metropolita di Cracovia (Polonia)

19 aprile 2017 |by cceesitesAdmin | 0 Comments | Testi, 28.03

Gesù sulla via di Emmaus – l’accompagnamento in Europa oggi

  1. Introduzione

E’ per me un grande onore aprire con il mio intervento la prima parte del Simposio organizzato CCEE, intitolata „Accompagnare i giovani a rispondere liberamente alla chiamata di Cristo”. Voglio evidenziare il fatto che questo è il primo Simposio di tale tipo, dato che fino ad ora gli incontri e i congressi sono stati organizzati da diversi Commissioni e settori del CCEE. Invece questa volta vengono portati insieme rappresentanti di cinque settori pastorali diversi: Catechesi, Scuola, Università, Giovani e Vocazioni. Esprimo la mia gioia e soddisfazione per il fatto che la preparazione al Simposio è stata oggetto di un lavoro intenso di tutti questi settori pastorali. A tutte le persone il cui lavoro durante quasi due anni ha portato frutti così significativi, desidero ora dire il mio “grazie!” di tutto cuore.

L’idea del Simposio è nato nell’aprile 2015, a Łódź, dove allora ero arcivescovo, in occasione del Simposio „Essere e diventare responsabile nella vita”. In quell’occasione era in corso la riunione dei presidenti e segretari delle tre le sezioni della Commissione Catechesi, Scuola, Università, durante la quale si era fatta strada l’idea di guardare alla questione della trasmissione della fede cristiana nel suo insieme, alla luce di un processo di interiore integrazione di ogni persona umana, prendendo in considerazione l’intero procedimento dell’accompagnamento del giovane, della catechesi parrocchiale, della scuola cattolica e della pastorale universitaria, sapendo la necessità di coinvolgere anche gli ambiti della pastorale giovanile e quella vocazionale. Questa idea iniziale aveva trovato un indiretto, anche se evidente, appoggio durante i dibattiti dello stesso Simposio di Łódź. Un esempio di questo è il seguente frammento della conferenza della prof. Kaja Kaźmierska, docente di Sociologia presso l’Università statale a Łódź in Polonia: „La percezione della propria identità gioca un ruolo chiave, perciò uno sguardo riflessivo al passato diventa parte del processo di costruzione d’identità nella prospettiva del presente e del futuro. Il bisogno del senso di continuità iscritto nella nostra cultura, che si esprime sia nella ricerca di integrare le esperienze personali, sia nella continuità generazionale (in ciascuna di queste dimensioni la mancanza della memoria è considerata una patologia), fa nascere dal punto di vista psicologico e culturalmente condizionato, delle aspettative riguardo all’immagine della propria biografia. Si tratta della capacità di stabilire un legame tra passato, presente e futuro. Cresciuti nella cultura del tempo storico e lineare abbiamo un senso del suo scorrere e della sua irreversibilità. Allo stesso tempo, tuttavia, il ritorno al passato, cioè a dei ricordi, a quel modo codificato nella memoria, conferisce alla biografia una discontinuità. Attingiamo qui ad un ricco universo simbolico relativo alla sfera del sacro. Uno degli attributi di essa è proprio la reversibilità. Nelle interpretazioni biografiche è molto importante il collegare questi due ordini contraddittori per potere ritornare a qualcosa, mentre si ripercorre la strada della vita. Se all’uomo si toglie questa possibilità, il problema di cercare una coerenza biografica diventa non solo un dovere, ma si è addirittura costretti ad affrontare un difficile, perché disturbato, processo della sua costruzione. Un ruolo considerevole gioca qui il processo di costruzione dell’identità integrata”[1].

Il titolo del mio intervento è: „Gesù sulla via di Emmaus – l’accompagnamento nell’Europa d’oggi”. In esso dunque ci sono tre elementi, che di conseguenza, costituiranno le tre parti della mia relazione. La prima parte, di carattere biblico/pastorale, è determinata dalle parole: „Gesù sulla via di Emmaus”. La seconda parte, costituita da una riflessione socio-culturale, è indicata dalle parole: „Europa d’oggi”. Invece il contenuto della terza si trova nella sola parola „l’accompagnamento”. In questa è contenuto una specie di programma d’azione di coloro che in forza della loro vocazione e del loro posto nella Chiesa, sono responsabili della trasmissione ai giovani del tesoro della fede e dell’accompagnamento di essi nel processo della loro crescita nelle virtù teologali di fede, speranza e carità.

  1. Gesù sulla via di Emmaus

Fermiamoci allora anzitutto sul cap. 24 di s. Luca, a questo frammento a tutti noi ben noto del Vangelo. Nei suoi versetti 13-35 l’Evangelista ci parla dell’incontro con Gesù dei due discepoli che si recavano ad Emmaus, del loro incontro con Cristo, che di sé aveva detto di essere la Verità (cfr. Gv 14, 6). Che carattere ebbe questo incontro? Come in qualche modo penetrò nella mente e nei cuori dei due viaggiatori la verità sulla Verità?

Essi andavano ad Emmaus pieni dei dubbi [esistenti] tra i discepoli. Erano pervasi di tristezza, di profonda delusione e di senso di sconfitta esisteniale, manifestati nella loro affermazione: “E noi speravamo che Egli…” (Lc 24, 21a). In verità i discepoli avevano già sentito che Cristo era risorto, ma si trattava di una notizia che, ricevuta da donne, semplicemente li aveva sgomentati (Lc 24, 22). Per questo provavano certi stati emozionali definiti con precisione: tristezza, sgomento, delusione, senso di speranza perduta. Queste emozioni erano talmente forti che neppure certi fatti reali erano in grado di dominarli. Questi fatti erano: le relazioni delle donne sull’incontro con gli angeli; la tomba vuota, in cui il corpo di Cristo non c’era più; la conferma di Pietro e di alcuni altri discepoli della relazione delle donne sul sepolcro vuoto di Cristo (cfr. Lc 24, 12. 23-24). In qualche misura si poteva ancora capire lo scetticismo dei discepoli, che ritenevano „vane chiacchiere”, le parole delle donne, alle quali in nome del più elementare buonsenso non era possibile credere (cfr. Lc 24, 11). Ma pure Pietro ed alcuni discepoli – quindi uomini! – avevano visto la tomba vuota di Cristo! Eppure Pietro si era limitato a stupirsi di fronte a quello che ”era accaduto” (Lc 24, 12), mentre i due che si recavano ad Emmaus si erano lasciati vincere dalla tristezza e dal senso di una sconfitta esistenziale. Perché le cose erano andate così? Pare che la chiave per la comprensione di questa situazione si trovi nell’affermazione che Pietro e gli altri discepoli che si erano recati al sepolcro di Cristo, „Lui non Lo avevano visto” (Lc 24, 24). Ne deriva che, per i discepoli di cui parla s. Luca, il criterio più importante per il riconoscimento della verità di un fatto consisteva in un puro sensibile vedere. Dato che i discepoli non avevano veduto Cristo, semplicemente non avevano preso per verità la notizia della sua risurrezione. Dal punto di vista della teoria filosofica della conoscenza, l’atteggiamento dei discepoli può essere preso come espressione di un’ulteriore versione della cosiddetta definizione non classica della verità che prenderebbe la forma della seguente affermazione: “Una cosa è vera se è vista personalmente con i sensi”, più precisamente: con gli occhi.

Invece Cristo Risorto rifiuta una simile concezione della verità, anzi desidera essere per essa una sfida come anche un superamento. Volutamente quindi si avvicina ai discepoli come Uno che non è da loro riconosciuto con lo sguardo. Infatti s. Luca scrive: „Ma i loro occhi erano impediti di riconoscerLo” (Lc 24, 16). Cristo, come terzo Viaggiatore non riconosciuto, avvia con loro un dialogo, richiamandosi all’autorità dei Libri sacri: „E, cominciando da Mosè attraverso tutti i profeti, spiegò loro quanto Lo riguardava in tutte le Scritture” (Lc 24, 27). Sotto l’influsso delle sue argomentazioni, i cuori dei discepoli cominciarono a cambiarsi; come poi affermarono, “ il cuore (…) ardeva in noi” (cfr. Lc 24, 32b). Il completo cambiamento spirituale avvenne in loro durante l’Eucaristia serale, nel momento in cui Cristo “prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro” (Lc 24, 30). Allora si giunse alla vera folgorazione: „si aprirono loro gli occhi e Lo riconobbero” (Lc 24, 31). Questa dovette essere una conoscenza molto più profonda di quella che dà una visione puramente sensibile, perché, nonostante il fatto che subito dopo Cristo „sparì dalla loro vista” (e quindi sensibilmente non Lo videro più), pieni di gioia fecero ritorno a Gerusalemme, a raccontare del loro incontro con il Signore Risorto (cfr. Lc 24, 31b. 33-35).

La storia dei discepoli diretti ad Emmaus continua a rimanere attuale in riferimento ai giovani che vivono nell’Europa di oggi. Molti di loro sono nati in famiglie cristiane e in maniera in qualche modo naturale crescono nella fede della Chiesa cattolica. Molti altri per motivi diversi hanno perduto la fede, talora a causa della perdita della fiducia nella Chiesa. Per questo essi spesso vivono con un senso di interiore amarezza, a cui tengono dietro: tristezza, mancanza del senso della vita e una paralizzante carenza di speranza. Molti altri, ancora, sanno che esiste la religione cristiana, anzi: molti di loro hanno sentito [parlare] di Cristo crocifisso e risorto come del messaggio principale col quale la Chiesa si rivolge al mondo, ma rimangono ad una grande distanza da Lui. A tutti loro, anche se ogni volta in modo diverso, la Chiesa si avvicina e attraverso i suoi testimoni comincia ad edificare in loro la speranza in una nuova, autentica vita. Mostra loro la verità contenuta nel Vangelo, cioè nella Buona Novella su Gesù Cristo, Salvatore del mondo e Redentore dell’uomo. Nell’Eucaristia mostra loro, successivamente, tutta la verità su Cristo crocifisso e risorto, di continuo rinnovata e vissuta. Sotto l’influenza della testimonianza delle persone, da una parte, e come frutto della grazia divina, dall’altra, si arriva ad una radicale trasformazione dei cuori dei giovani. Andando al di là delle esperienze puramente sensibili, essi sperimentano personalmente la presenza di Cristo e da quel momento, ormai come persone che credono in Lui, sotto l’influsso dello Spirito Santo, pieni di gioia Lo annunciano al mondo intero. Ancora una volta, nella lunga storia della Chiesa, si ripete nella loro vita l’evento dei discepoli che si recavano ad Emmaus.

  1. Europa d’oggi

E’ certamente un luogo comune che l’Europa contemporanea si trovi in uno stato di crisi profonda. Affermandolo, non penso in primo luogo alla crisi che logora l’Unione Europea intesa come un certo progetto politico, che è sorto in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale. La crisi politica di cui abbiamo appena parlato è infatti la conseguenza della crisi assai più profonda che tocca i fondamenti stessi della cultura europea, chiamata talora anche cultura mediterranea o occidentale. Come tutti sanno, l’identità di questa cultura consiste in una sintesi di filosofia greca, simboleggiata da Atene, di religione cristiana, simboleggiata da Gerusalemme e di diritto che obbliga tutti i cittadini, simboleggiata da Roma. Attualmente in alcuni ambienti si dice in modo abbastanza generalizzato, che l’Europa contemporanea è ormai post cristiana e le verità annunciate dalla religione cristiana riguardo a Dio e all’uomo, in nome di un progresso onnipotente, vanno ormai, in fin dei conti, messe da parte.   E’ anche cosa assai sintomatica che, come parola dell’anno 2016, all’università di Oxford sia stato proclamato il termine „post-verità”. Contrariamente ad alcuni commenti si deve inoltre affermare con tutta la forza che la post-verità non può essere identificata con la bugia. Infatti la bugia è una consapevole falsificazione di qualche verità, mentre la post-verità indica che nell’ambito sociale non c’è ormai più posto per una verità oggettiva di qualsiasi genere. Parlando di essa anche i fatti sottoponibili ad una verificabilità generale sono presi alla leggera e sostituiti dalle cosiddette narrazioni, costruite su emozioni e pregiudizi, potenziati con abilità dai media che li sostengono. Mettendo in forse l’esistenza della verità oggettiva, si rigetta il secondo elemento fondamentale della cultura europea, simboleggiato da Atene. In questo momento delle nostre riflessioni possiamo, o anzi dovremmo, formulare la seguente domanda: cos’è ormai l’Europa, se la si priva dei suoi riferimenti a Gerusalemme e ad Atene? Rimane invero ancora il suo riferimento a Roma, cioè al diritto. Tuttavia la legge che non sia ancorata ad una verità obiettiva sui valori morali, conduce ad un uso di essa simile a quello di cui ha dato esempio, quasi duemila anni fa, un certo procuratore romano di nome Pilato. In questa situazione in molte democrazie contemporanee si arriva alla creazione di leggi che attaccano i diritti più elementari del diritto umano, compreso quello alla vita, quale ha luogo nel caso dell’eutanasia o dell’aborto inteso come „diritto della donna verso se stessa” presentato come uno dei principali cosiddetti “valori europei”.

Fra i molti segni della crisi che tocca l’Europa di oggi, metterei al primo posto la crisi della comprensione della persona umana e della comunità tra le persone. Il personalismo del secolo ventesimo e la filosofia del dialogo ad esso molto vicina avevano presentato la dimensione di relazione, anzi dialogica della persona umana. Il cosiddetto principio dialogico, formulato da Martin Buber ed accolto da molti rappresentanti della filosofia del dialogo evidenziava il fatto che da una parte il “tu” non può essere oggetto e dall’altra parte che ”l’io” non può diventare se stesso che nell’incontro con il “tu” (umano e divino). Inoltre la teologia cristiana presentava la Santa Trinità come fondamento ultimo dell’incontro umano e della comunità delle persone. Oggi invece proprio questa comunitarietà creatrice della persona è stata profondamente messa in discussione. Grazie agli onnipresenti mezzi della telecomunicazione il luogo dell’incontro di una persona con l’altra, formato dalla vicinanza faccia a faccia è stato sostituito da “incontri” di carattere virtuale.

Inoltre, nella cultura contemporanea si proclamano idee che sono una specie di deificazione dell’ ”io”. Di conseguenza, questo si collega con l’apoteosi della cosiddetta autorealizzazione, una continua rivalità tra le persone sulla base di una gara di ratti, e in ultima analisi in un’atomizzazione della società. Il “tu” cessa di essere il partner dell’incontro di pari diritti. Si arriva allora ad un inevitabile allentamento dei legami sociali. Questo riguarda anche quelli maggiormente fondamentali per le strutture di ogni società, quali il matrimonio e la famiglia. Lo favorisce anche l’ ideologia gender generalmente imposta ed ampiamente realizzata in vari progetti educativi, ideologia che mette in discussione il fondamento biologico dell’identità della donna e dell’uomo e di tutti i ruoli derivanti dalla diversità del sesso e con essa collegati. Ultimamente siamo stati testimoni della messa in discussione di quello che per tradizione era strettamente collegato con la concezione di persona, e cioè della sua dignità trascendente. A giugno del 2016 gli eurocrati di Bruxelles hanno presentato un progetto di norme nuove dell’Unione Europea riguardante l’automatizzazione dei processi industriali. In questo progetto, presentato al Parlamento Europeo, il robot viene riconosciuto non come una macchina ma come una “persona elettronica” a cui sono dovuti i relativi diritti e doveri. Per l’occasione ci fu il suggerimento che i modelli maggiormente autonomi di robot venissero registrati, affinché sia chiaro chi inseguire se commettessero qualche reato. Invece le ditte che hanno messo i robot nei posti di lavoro, al presente occupati da persone, dovrebbero continuare a pagare i contributi per l’assicurazione sociale. Quanto allora, alcuni mesi fa, sembrava pura science fiction, il 31 gennaio 2017 è divenuto realtà. Quel giorno infatti un bambino-robot è stato registrato all’anagrafe e ha ricevuto la cittadinanza. Nada Vananroye, sindaco della località di Haaselt, in Belgio, ha firmato il suo atto di nascita e gli ha dato il nome femminile di Fran e il cognome Pepper. Fran ha perfino i suoi genitori registrati nell’ufficio; essi sono gli scienziati Astrid Hannes e Francis Fox, che lavorano all’università PXL. In questo modo in un contesto del tutto diverso è ritornata l’idea contenuta nel libro di Julien Ofray de La Mettrie del 1748, intitolato L’homme machine – „L’uomo macchina”. Con questa differenza che La Mettrie cercava di dimostrare che l’uomo è una macchina, mentre adesso da parte del diritto si ritiene persona una macchina.

  1. L’accompagnamento

Torniamo ancora per un attimo al momento decisivo della storia dei due discepoli che si recavano ad Emmaus. S. Luca scrive: „ i loro occhi si aprirono e Lo riconobbero” (Lc 24, 31). I discepoli dunque sconfissero le difficoltà spirituali che fino allora facevano loro da ostacolo e riconobbero Cristo, e questo ebbe come frutto un loro stile di vita del tutto nuovo.

Questo evento del Vangelo definisce il fine principale di colui che accompagna il giovane nella strada della sua vita; egli deve accompagnarlo alla conoscenza di Cristo e di conseguenza ad un radicale cambiamento della sua vita di prima. Questo accompagnamento avviene attraverso un processo di superamento delle difficoltà per colpa delle quali „gli occhi dei giovani sono [continuano ancora ad essere] in qualche modo impediti” di riconoscerLo (Lc 24, 16). Sembra che tra le difficoltà maggiori ci siano quelle che hanno carattere antropologico, riguardanti la comprensione dell’essenza stessa dell’uomo. In evidente e pienamente consapevole contrasto con il modo puramente biologico di considerare l’uomo, molto spesso presentato come rappresentante di un certo genere appartenente solo ed esclusivamente al mondo animale, si devono far scoprire ai giovani i veri strati della spiritualità presente nell’uomo, che superano il mondo dell’esperienza puramente sensibile. L’accompagnamento dei giovani nel loro cammino verso Cristo deve allora consistere nel presentare loro, prima, con pazienza e saggezza la verità sull’uomo come creatura fatta di corpo e di spirito.

Cercando poi di mostrare al giovane i dinamismi, i sentimenti, le emozioni e i desideri presenti in lui, si deve fargli capire la necessità della loro integrazione. Essa consiste nella capacità (e indispensabilità) dell’autopossesso e dell’autodominio, come profondamente ha fatto vedere il card. Karol Wojtyła nel libro Persona e atto, pubblicato nel 1969. Di conseguenza si deve presentare ai giovani la verità che l’uomo, a differenza degli animali, è un essere morale, la cui libertà è una libertà responsabile, definita dalle esigenze del Decalogo come anche dei due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo. Accompagnando il giovane nel suo cammino verso la maturità personale e individuale, bisogna allora presentargli concrete esigenze di carattere morale ed insegnargli la coerenza e la fermezza nel tendere alla realizzazione dei fini da lui stesso propostisi. Si deve rendersi conto che un simile modello educativo sta in evidente contrapposizione con la cosiddetta spontaneità, comunemente promosssa nella cultura contemporanea e con la glorificazione della libertà non limitata da niente, con rifiuto da parte sua, della gerarchia degli obiettivi valori morali, con il relativismo morale da essa proclamato e con la glorificazione di uno stile di vita edonistico. S. Giovanni Paolo II, accompagnando con fedeltà i giovani del mondo intero nelle vie della loro vita, nell’incontro con la gioventù del 1983 a Częstochowa, disse: „Dovete esigere da voi stessi, anche quando gli altri non esigono da voi”. Queste parole dovrebbero costituire un’indicazione per tutti coloro a cui è affidata la missione di accompagnare i giovani.

Ci rendiamo conto che l’uomo non può vivere di idee puramente astratte. Sperimenta la sua dignità e può svilupparsi solo quando si incontra con una persona, con qualcun altro. Da questo punto di vista quanto continuano ad essere attuali le parole delle Confessioni di sant’Agostino, scritte più di 1600 anni fa: “Ci hai creati (…) orientati verso di Te. E inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te” (Confessioni, I, 1). L’uomo è una creatura religiosa, in modo si può dire naturale protesa verso Dio. La religiosità non è un’aggiunta superflua all’essenza dell’uomo, ma è iscritta nella sua natura. Senza il riferimento a Dio, l’uomo è interiormente menomato, privo del senso della vita e della speranza nella vita dopo la morte. Invece l’incontro con Cristo fa sì che l’uomo trovi in Lui, anzitutto, la risposta più fondamentale ed ultima alla sua domanda sull’essenza della sua umanità. Come disse a Varsavia nel 1979 Giovanni Paolo II, „l’uomo (…) non può essere conosciuto sino in fondo, senza Cristo. O meglio: l’uomo non può conoscersi sino in fondo senza Cristo. Non può capire né chi è né quale sia la sua vera dignità e neppure quale siano la sua vocazione e il suo destino ultimo”. Come seconda cosa, l’incontro con Cristo costituisce la rivelazione più alta dello stesso Dio invisibile ed eterno. „Chi vede Me, vede anche il Padre” – disse Gesù a Filippo (Gv 14, 9), e agli Ebrei riuniti nel tempio di Gerusalemme: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30). Essere con Cristo significa allora testimoniare quotidianamente Dio che è l’Emmanuele, cioè il “Dio con noi”.

Per colui che accompagna il giovane nella scoperta della sua personale grandezza e della sua propria dignità, non esiste nessun compito più nobile ed elevato di questo: accompagnarlo a Cristo; far sì che i suoi occhi, che fino allora erano in qualche modo incapaci di vedere, vedano le prospettive del tutto nuove della quotidianità e dell’eternità; aprirgli davanti la strada della gioia e della felicità autentiche. Proprio questo auguro a tutti coloro per i quali è diventato caro e prezioso il compito di accompagnare i giovani nella loro vita. Esprimo insieme la speranza che le nostre riflessioni e gli incontri personali di qui, durante il Simposio di Barcellona, possano rendere ancora più fruttuosi e benedetti il nostro compito e la vocazione di accompagnare i giovani.

[1] K. Kaźmierska, La mia vita, in: Being and becoming responsible in life. University pastoral care in Europe. Essere e diventare responsabile nella vita. Pastorale universitaria in Europa. Być i stawać się odpowiedzialnymi za życie. Duszpasterstwo akademickie w Europie, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2016, p. 126-127.

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Saluti del Card. Vincent Nichols, Vicepresidente CCEE

19 aprile 2017 |by cceesitesAdmin | 0 Comments | Testi, 28.03

Thank you all, on behalf of CCEE: Barcelona; all who have come here; the team which has prepared this Symposium. I speak about Europe which is not the same as the European Union. This is important to me as a person from England!

Young people in Europe –maybe most young people- do not live in comfort, in affluence; most are not secure; most are not safe. Thousands of young children are moving across Europe comfort any accompaniment, at risk of all the chargers of trafficking. Please do keep these realities in view as you have you discussions during this Symposium.

This Symposium takes place at very significant time, as preparation for the next Synod of Bishops, in October 2018 get underway. The importance of this Symposium for the Synod is indicated by the presence here of H.E. Cardinal Baldisseri, who leads all the work in this Synod in the Holy See. It is worth remembering that the proposed theme sent to Pope Francis –one of three- was “Faith and Young People”. It was Pope Francis himself who added “and vocational discernment”. So on theme here, of “accompaniment” and “discernment” is exactly in – whit the thinking of Pope Francis. CCEE looks to this Symposium as a basis for reports to the Synod from the Bishop’s Conferences of Europe. We believe that work of this Symposium will be both important and formative.

I would like to – before you two phrases which be useful as a context, or points of reflection, for the work of this Symposium. The two phrases are these: the grammar of our nature; and the drama of our salvation. One of the tasks we face is that of trying to understand the ‘grammar’, the underlying patterns and logic by which we are made. Often we try to help each other work this out: what makes for our happiness? What are our deepest yearnings? How do we express our deepest selves?

The answer is quite simple in abstract. The grammar of our nature is the grammar of gift. We receive live as a gift. We find our fulfillment when we give our very selves as a gif, in faithfulness and love. However we know we are flawed beings. We stand in need of help and healing. This brings us to the drama of our salvation. So this drama we receive the light and grace by which we can live out the fulfillment for which we have been created. The grammar of our nature; the drama of our salvation: these two phrases are the two focal points of an accompaniment of each other on this pilgrim journey.

Again I thank our hosts here in Barcelona. I am sure that this hospitality, this setting, will help us to achieve outstanding work during these next few days.

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The Youth Choir and Orchestra – “Jordan” & “Paradiso2017”

9 marzo 2017 |by cceesitesAdmin | 0 Comments | Buone Pratiche
The Youth Choir and Orchestra – “Jordan”

Young people nowadays want to be part of something important. They need the involvement into big social and at the same time spiritual events. One of many initiative prepared for young people in our diocese is the Choir and Orchestra Jordan. The band was created in 2015 and the idea was to gather people from the diocese to build a community in which they could together discover the beauty of sacred music. Firstly, it is important to look for young people who have passion and do care about music standard. Secondly, nothing could be better than observing young people involved in liturgical life of church. Liturgical music is very often underestimated but it is still very beautiful and young people want to spread it. What’s more, the priest plays an important role in this community. The priest should accompany young people and help them.

The conductor leads the choir and orchestra but the priest takes care of it – he is present during the rehearsals and pray with them, he meets with the leaders and explain them the liturgy, he organizes common services and prayers. Last but not least, it is crucial to build relationships with the members of the choir and orchestra and be open for new people who want to join. That’s why we organize common trips and events – to build the community and to create a space where young people feel good and develop at the same time.


World Youth Day Spirit Community – “Paradiso2017”

During the World Youth Day we could observed joy following from the meeting with other young Christians. Inspired with the World Youth Day, we’ve decided to organize a similar meeting in our diocese. End of June we are going to celebrate “Paradiso2017”. We invite young people from our diocese to come to Gostyń for five days and to make a big feast. Every day is connected with one of the Saints or Blessed. The main theme of the meeting is the kerygma.

We invited different bishops to lead the conferences for us. The dialogue with the bishops is for young people very important so there will also be an opportunity to ask questions. During the day young people will take part in different kind of workshops. There is a variety of possibilities to choose. The main goal is to develop young people’s passions. At the end of the day we will celebrate a Holy Mass with our bishops and with the liturgical arrangement by our Choir and Orchestra Jordan. Each day will end with a concert. It is the first week of summer holiday so we plan to combine the time for pleasure and the time for prayer. Young people can come to “Paradiso2017” with their priests or catechists or even alone – everyone is invited.

We are preparing a campsite and arranging a place for meals. We want to create a kind of Young People’s Town – the place where they will rest, meet new people, integrate, pray and develop.

Information
CEP – Youth pastoral care | BC Poland
www.jordan-poznan.pl
facebook.com/DMpoznan

Contact Person during the Symposium: Bishop Damian Bryl  | Auxiliary Bishop of the Archdiocese of Poznan – Member of the Council for Family and of the Commission for Catholic Education of the Polish Bishop’s Conference
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Cardinale Antonio Cañizares Llovera, Vicepresidente della Conferenza Episcopale Spagnola

19 aprile 2017 |by cceesitesAdmin | 0 Comments | Testi, 28.03

A todos mi saludo personal, con mis mejores sentimientos para cada uno de ustedes, y, también, el saludo y más cordial bienvenida a todos en nombre de la Conferencia Episcopal Española, que se siente muy honrada con su presencia en medio nuestro. Nos hemos reunido en este Simposio, organizado por el consejo de las Conferencias Episcopales de Europa para reflexionar sobre cómo “Acompañar a los Jóvenes a responder libremente a la llamada de Cristo”, en vistas al próximo Sínodo de los Obispos y teniendo también como trasfondo la Jornada mundial de la Juventud en Panamá. Todos tenemos, además, muy presente el reciente mensaje del Papa Francisco con ocasión de la Jornada Mundial de La Juventud de 2017, que se celebrará el Próximo 9 de abril, Domingo de Ramos.

Nos sentimos urgidos a acompañar a los jóvenes al encuentro con Cristo, que camina con ellos, aunque no lo sepan ni perciban pero que comparte su camino, sus gozos y esperanzas, sus inquietudes más verdaderas y dignas. Somos conscientes de que ellos los jóvenes, que son el futuro de la humanidad, no serán artífices de ese futuro al margen de Cristo: Necesitan a Cristo para edificar una humanidad nueva hecha de hombres y de mujeres nuevos necesitan el encuentro con Cristo para aprender el arte de vivir que Él nos enseña.

La Iglesia no tiene otra riqueza ni otra palabra que Cristo, y no la podemos silenciar, ni la dejaremos morir, ni se la podemos negar a quien nos pide -y los jóvenes nos piden a Cristo-, como a aquel paralítico a la puerta del templo con el que se encuentra Pedro. Y como Pedro respondemos: “Lo que tengo te doy; en nombre de Jesús Nazareno, ¡levántate y anda!”. Para esto nos reunimos para ver cómo decirles a los jóvenes, “por ahí pasa el que buscáis”, y acompañarles a que se encuentren con Él y vean dónde vive en este camino de la vida que Él comparte con los jóvenes y que sólo Él tiene palabras de vida y de esperanza. Vive en la Iglesia, se le encuentra en los pobres los que sufren.

Los jóvenes de hoy podrán encontrarlo en la Iglesia. Ellos han de descubrir que ¡vale la pena ser Iglesia, sí, vale la pena!. Han de percibir que los queremos y que en ellos confiamos, que la Iglesia los acoge los quiere, que confía en ellos y en ella tienen su hogar. Necesitan escuchar y experimentar nuestro jóvenes que van a configurar el mundo del nuevo milenio! Que son esperanza de nuestro mundo, esperanza de la Iglesia!, que en ellos se dan logros y valores que denotan que Cristo no está lejos de ellos; que tal vez no lo conocen bastante, pero que lo aman, lo buscan como a tientas, quizá incluso por caminos errados, pero la verdad es que lo buscan, que lo necesitan. Les han tocado tiempos difíciles a los jóvenes. Todo les invita a que sigan otros caminos, tan fáciles como halagüeños, distintos al de Cristo. Pero saben que es el único camino que los conduce a la felicidad y a la vida, por sendas de libertad, de amor y de esperanza

Los jóvenes tienen en el corazón un gran ideal, un irreprimible anhelo: que la vida sea algo grande y bueno, que no defraude. Desean que su persona, su vida y sus inquietudes sean tomadas en serio, sean queridas por sí mismas y no sólo por lo que puedan ganar, producir, o consumir. Desean que el mundo sea un lugar amable donde los hombres seamos amigos y nos ayudemos unos a otros a recorrer el camino de la vida. Desean que crecer no sea sinónimo de hacerse escéptico y de tener que matar o censurar los anhelos más nobles del corazón. Todos esos deseos configuran la existencia humana, son su señal más característica. Por eso la infancia y la juventud no deberían acabar nunca, deberían permanecer siempre. Pero acaban. y   no porque pasen los años, ya que todos conocemos personas con muchos años en quienes la esperanza está intacta, sino porque el mundo que hemos hecho los hombres, la cultura que hemos construido entre todos, muchas veces no os hace fácil mantener vuestro ideal.

Es cierto que los rodea un mundo que no es fácil, a pesar de todas la apariencias; que no les ayuda en sus nobles y no pequeños ideales, ni ofrece las respuestas que verdaderamente les importan e interesan para vivir. No pueden cerrar los ojos ante las amenazas que les acechan a su alrededor. Con demasiada frecuencia, el mundo en que vivimos, que les da tanta información, que les ofrece tantos sucedáneos baratos de la felicidad y de la libertad, deja sin respuesta las preguntas más importantes y urgentes. No les ayuda a reconocer el significado de la vida, ni les acompaña a entrar en la vida adulta, que consiste en afrontar la realidad de un modo que no destruya la esperanza. No les facilita el reconocimiento de su dignidad como personas y de su vocación. Los deja solos porque no le interesa sus personas, ni su esperanza, ni su alegría. A veces, el desinterés se da en la misma familia, ese lugar que Dios ha creado para que el hombre pudiera experimentar lo que vale ser querido por uno mismo, y así adquirir la clave más decisiva para orientarse en la vida, y para reconocer a Dios. Por eso tantos de los jóvenes, a pesar de sus pocos años, viven ya en la tristeza y en la desesperanza, o tratan de buscar un alivio a su inquietud en el alcoholo en la droga, o en el sexo irresponsable, o en la violencia, que los terminan destruyendo. .. A pesar de estas dificultades, o precisamente por ellas, es necesario decirles, comunicarles que la vida no tiene por qué consistir en engañarse a uno mismo; que hay una alegría que no hace evadirse de la realidad, y una esperanza que no es ilusión, y un amor que no es interés disfrazado. Que hay una verdad como una roca, sobre la que puede construirse una casa -la vida-, sin que los vendavales, las tormentas o las lluvias que inevitablemente azotan la casa con el tiempo terminen por echarla abajo. Esa roca es Jesucristo. El es el Camino, la Verdad y la Vida.

Por eso es preciso acompañarles a que se encuentren con Cristo y sigan su camino, ¡el único camino!, aunque se abran para ellos otros caminos que les pueden halagar con metas tan fáciles como ambiguas. Sólo El conduce a la realización plena de las expectativas que llevan en lo profundo de su joven y grande corazón. En Cristo descubrirán la grandeza de su humanidad. Porque es grande ser hombre, ¡muy grande! porque Dios ama al hombre, porque el Hijo de Dios se ha hecho hombre; porque El mismo nos ha dicho con hechos lo que vale ser hombre, tanto que no hay dinero en el mundo con el que se pueda pagar un rescate por un sólo hombre – cada hombre vale más que todo el dinero del mundo, no es comprable por nada-. Por él, por el hombre, por cada hombre, Cristo mismo pagó el rescate, “hemos sido, en efecto, comprados no con oro o plata perecederos, sino con la sangre de Cristo”, que es la sangre de Dios eso es lo que vale el hombre – la sangre de Dios- esa es la dignidad de todo ser humano. Así lo quiere Dios.

Que Dios les bendiga a todos y les guíe en sus trabajos.

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A Barcellona le Buone Pratiche per accompagnare i giovani

9 marzo 2017 |by cceesitesAdmin | 0 Comments | Comunicati stampa

Mentre si sono chiuse le iscrizioni al Simposio Europeo sull’accompagnamento dei giovani in programma a Barcellona dal 27 al 31 marzo prossimo, il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) – l’organismo dell’episcopato europeo che organizza l’incontro in collaborazione con la Conferenza Episcopale Spagnola e l’Arcidiocesi di Barcellona – lancia la Fiera delle buone pratiche, in programma per giovedì 29 marzo.

In queste settimane, il CCEE sta raccogliendo una serie di iniziative che toccano vari ambiti della pastorale (catechesi, accompagnamento vocazionale, pastorale giovanile…) e che hanno mostrato la loro buona accoglienza presso i giovani.

“Con questa Fiera delle Buone Pratiche vogliamo mostrare il dinamismo e la creatività della Chiesa in Europa”, informa don Michel Remery, Vice Segretario Generale CCEE e organizzatore del Simposio, e prosegue: “Si tratta spesso di iniziative volute e promosse dai giovani stessi, che mostrano bene come gli stessi giovani non sono solo fruitori di servizi, ma i principali protagonisti della loro pastorale se adeguatamente accompagnati. A Barcellona, i partecipanti potranno farsi ispirare dalle iniziative presentate e portare a casa idee nuove. Notando poi come l’Europa sia ricca di proposte moderne e attrattive che interpellano i giovani di oggi, vogliamo che il Simposio diventi anche un’occasione per confermare e rinnovare con entusiasmo e coraggio l’impegno dei numerosi accompagnatori presenti”.

Tra le tante iniziative che i partecipanti potranno scoprire a Barcellona nella Fiera delle Buone Pratiche, si segnalano “Valerie und der Priester” (Valeria e il prete), l’iniziativa seguita mensilmente su facebook da oltre 1.3 milione persone di una giovane giornalista tedesca che ha accompagnato e osservato per un anno intero la vita di un giovane sacerdote; o l’iniziativa maltese “Prayer spaces school” (Spazi di preghiera nelle scuole) che aiuta bambini e giovani a esplorare i temi della vita, della spiritualità e della fede in un ambiente dinamico e interattivo; o ancora l’iniziativa francese “L’appel” (La chiamata) che promuove un dialogo con i giovani sull’importanza di trovare la propria vocazione nella vita, attraverso momenti di riflessione e di dibattito rivolti a gruppi di studenti e di giovani, e animati da adulti membri della pastorale giovanile o della pastorale vocazionale.

(Queste buone pratiche e molte altre ancora, con numerose altre informazioni, sono pubblicate sul sito symposium2017.ccee.eu).

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Informazioni per la stampa

I giornalisti interessati a coprire l’incontro possono accreditarsi entro il 24 marzo prossimo a questo indirizzo: http://symposium2017.ccee.eu/media/

Attenzione: l’accesso ai lavori e alla sala stampa sarà consentito solo ed esclusivamente ai giornalisti accreditati che riceveranno un badge specifico. Si prega di prestare attenzione alle condizioni di partecipazione contenute all’indirizzo: http://symposium2017.ccee.eu/media/

 

Una Conferenza Stampa di presentazione avrà luogo il 24 marzo prossimo alle ore 11.30 presso il Seminario Conciliar di Barcellona (Carrer de la Diputacío, 231 – 08007 Barcelona).

Interverranno: S.E. Mons. Juan José Omella Omella, Arcivescovo di Barcellona, Mons. Gil Tamayo, Segretario generale della Conferenza Episcopale Spagnola e don Michel Remery, Vice Segretario Generale del CCEE e Organizzatore del Simposio.

I giornalisti che intendono partecipare in loco e che vorrebbero ricevere la cartella stampa sono pregati di indicarlo al momento della richiesta dell’accredito o inviando una mail a media@ccee.eu

La conferenza stampa sarà ritrasmessa in streaming sul sito: symposium2017.ccee.eu

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Messaggio del Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente CCEE

19 aprile 2017 |by cceesitesAdmin | 0 Comments | Testi, 28.03

Your Grace Monsignor Juan José Omella Omella, Metropolitan Archbishop of Barcelona
Your Eminences and Your Graces,
Dear participants,

I send you my most cordial greetings.

Looking forward to meeting you on Thursday, allow me to share with you some thoughts stemming from the audience of the Holy Father with the Heads of State.

Speaking about the European project, His Holiness focussed at length on the evangelical Christian roots which inspired the journey undertaken sixty years ago by peoples and nations desiring to build a common home, a community of destiny, a space where the human person and his or her dignity is at the centre, whch finds in the Gospel its best foundation and its safest guarantee. It is precisely the theme of the journey, that particular journey together which is accompaniment, exemplified in the gospel episode of disciples of Emmaus, which is at the heart of this Symposium.

Walking together is possible and better. It is also essential in an ever more globalised world where to divide us means losing the way. This is true for the European Union which must look ahead with trust and seriousness, considering, too, the present difficulties, but with great trust, re-discovering and deepening the spiritual and cultural roots of the Union and of the Europan continent.

This is true for all the components of the continent and of the European Union, naturally beginning with the young people who are the future of life. “Every worthy project looks to the future, and the future are the young, who are called to realize its hopes and promises” (Discourse of 24.03.2017), Pope Francis reminds us. The young are the future of this ancient but not spent continent. On the contrary, the Holy Father reminded us that today sixty years years are a good experience, but they are also a small number of years, they are a continual youth. Europe has the prospect of a new youthfulness, not an inevitable old age. Its success will depend on the desire to work together once again and the willingness to wager on the future. This means, Pope Francis reminds us, that “Europe finds new hope when she is open to the future. When she is open to young people, offering them serious prospects for education and real possibilities for entering the work force”. To wager on the future means helping young people to have trust, to believe in the European Union, and, even before, in the identity of the continent. Believe strongly, with realism and with hope, since you are the real protagonists of this journey and the mission of Europe. Europe has the task of reminding the world of the dignity of the human person and a global and integral anthropology, where the sacredness and inviolability of life are the heart, and therefore the freedom of the human person, the responsibility of each individual. A mission where solidarity and subsidiarity must continually intertwine. The European continent also has another message which no other continent has experienced in equal measure in the last century: Europe has experienced the dramatic possibilities of a technology which, when it is separated from the ethical and rational dimension, can rebel against the human person.

Dear friends, may the Holy Spirit enlighten your reflection. I wish you all a good start to the Symposium.

Angelo Cardinal Bagnasco
Metropolitan Archbishop of Genoa
President of CCEE

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St. Roch Student Pastoral Care Centre & University Chaplaincy „PLUS”

8 marzo 2017 |by cceesitesAdmin | 0 Comments | Buone Pratiche
St. Roch Student Pastoral Care Centre ( Archdiocese of Poznan)

St. Roch Student Ministry acts at St. Roch Parish in Poznan. It is located close to the campus of Poznan University of Technology. Many young people who join the Ministry are students at this University. At the Ministry there are several groups which meet regularly at a Holy Mass and group meetings during the week:
Catholic Youth Association is a group of students who want to have solid foundation of faith and evangelize others showing that faith in Jesus Christ can guide us at work and universities, in the media or public space.
Diakonia of Prayer gathers students who want to deepen their relationship with God through prayer, reading the Bible, by spiritual formation and in relationship with another person.
Ciupa is a group in which students help disabled people in everyday activities. They pray and spend time together. Ciupa is a unique group in which the disabled can experience love and students can really learn to serve others.
Most is a post-academic group for people who already graduated but still want to develop their faith in a community.
Once a month a Holy Mass in English is celebrated together with a Bible meeting for international students.
Holy Masses on Sunday evenings, vigils, early morning masses celebrated in Advent, retreats and many other events taking place at the Ministry are beautified by singing of the student schola.
Every Sunday evening is a unique time at the Ministry. Students can adore the Host, meet Jesus Christ in confession and in the Eucharist during a special Holy Mass at 8:00 pm.
St. Roch Student Ministry is a community of good, interesting and enthusiastic people who are aware that the presence of Jesus Christ in their lives is what they really need and what they long for.


Centro di pastorale universitaria „PLUS” (Archdiocese of Poznań)

La pastorale degli studenti accademici di nome „PLUS” svolge la sua attivitá presso il convento dei Frati minori ( Francescani) in Poznań. Al detto gruppo appartengono piú di 100 persone. Lunedì é il giorno sportivo: giocchiamo pallavollo; martedì facciamo un incontro formativo; mercoledì è una giornata delle prove del gruppo teatrale: domenica invece, prima della Messa accademica fa le prove la scola.

Information
CEP – Office of Student pastoral care & Office of University Pastoral Care | BC Poland
www.daswroch.archpoznan.pl
https://facebook.com/DA.Sw.Roch/
http://daplus.franciszkanie.net/
https://www.facebook.com/DuszpasterstwoAkademickiePlus
http://agz.poznan.pl/

Contact Person during the Symposium: Bishop Damian Bryl  | Auxiliary Bishop of the Archdiocese of Poznan – Member of the Council for Family and of the Commission for Catholic Education of the Polish Bishop’s Conference
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Messaggio di Papa Francesco a firma del Card. Parolin

19 aprile 2017 |by cceesitesAdmin | 0 Comments | Testi, 28.03

Pope Francis sent a message to the participants through a message signed by the Secretary of State, Card. Pietro Parolin.

The original version of the message is in Spanish.


Mons. Juan José Omella Omella, Arzobispo de Barcelona

Su Santidad el Papa Francisco saluda cordialmente a su excelencia y a los participantes en el Simposio organizado por el Consejo de Conferencias Episcopales de Europa bajo el lema “Acompañar a los jóvenes a responder libremente a la llamada de Cristo”.

Así mismo, el Santo Padre los alienta en su reflexión sobre los retos de la evangelización y el acompañamiento de los jóvenes para que, mediante el diálogo y el encuentro, y como miembros vivos de la familia de Cristo, los jóvenes sean portadores convencidos de la alegría del Evangelio, a todos los ambientes.

Con estos sentimientos, e invocando la protección de la Santísima Virgen María, el Sumo Pontífice les imparte complacido la implorada bendición apostólica.

Card. Pietro Parolin
Secretario de Estado de su Santidad


Messaggio di Papa Francesco a firma del Cardinale Parolin

Mons. Juan José Omella Omella, Arcivescovo di Barcellona

Sua Santità Papa Francesco saluta cordialmente Sua Eccellenza e i partecipanti al Simposio organizzato dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa intitolato “Accompagnare i giovani a rispondere liberamente alla chiamata di Cristo”.

Il Santo Padre li incoraggia altresì a condurre una riflessione sulle sfide dell’evangelizzazione e sull’accompagnamento dei giovani affinché, mediante il dialogo e l’incontro, e come membra vive della famiglia di Cristo, i giovani siano portatori convinti della gioia del Vangelo in tutti gli ambiti.

Con questi sentimenti ed invocando la protezione della SS. Vergine Maria, il Sommo Pontefice volentieri imparte l’implorata benedizione apostolica.

Card. Pietro Parolin
Segretario di Stato di Sua Santità

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Worldwide study on students attending Catholic universities

8 marzo 2017 |by cceesitesAdmin | 0 Comments | Buone Pratiche

The worldwide study on “Youth cultures in catholic universities” conducted by the Federation in 2013 covered over 17,000 students in 55 universities from 35 countries in the world and revealed, among others, that students perceive the university as a course provider allowing them to prepare mainly for their professional lives. A consequence of this so-narrow image of a Catholic university is that the influence of Catholic ideals as well as the university campus minister on students is incredibly tiny.

Information
International Federation of Catholic Universities (IFCU) | International Organisation
www.fiuc.org
https://www.facebook.com/fiuc.ifcu

Contact Person during the Symposium: Ms. Montserrat Alom  | International Research Chief
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Mons. Juan José Omella Omella, Arcivescovo di Barcellona

19 aprile 2017 |by cceesitesAdmin | 0 Comments | Testi, 28.03

Querido Sr. Cardenal Vincent Nichols, Arzobispo de Westminster,
Querido Sr. Cardenal Antonio Cañizares Llovera, Arzobispo de Valencia y Vicepresidente de la CEE,
Don Michel Remery, Vicesecretario General de la CCEE (Consejo de las Conferencias Episcopales de Europa),
Queridas autoridades que nos acompañáis.
Participantes en este Simposio,

Sigueu tots benvinguts.

Sí, ¡Bienvenidos a Barcelona! Bienvenidos a esta ciudad abierta y cosmopolita. Bienvenidos a esta archidiócesis: la Iglesia que peregrina en Barcelona. Bienvenidos al simposio organizado por el Consejo de las Conferencias Episcopales de Europa. El lema escogido es muy sugerente y nos interpela a todos: «Acompañar a los jóvenes a responder libremente a la llamada de Cristo”.

El Papa Francisco enmarca este Simposio de una manera muy precisa cuando dice: «Acompañar a los jóvenes exige salir de los propios esquemas elaborados de antemano, encontrándolos donde están, adaptándose a sus tiempos y a sus ritmos; significa también tomarlos seriamente en su dificultad para descifrar la realidad en que viven y para transformar un anuncio recibido en gestos y palabras, en el esfuerzo cotidiano para construir la propia historia y en la búsqueda más o menos consciente de un sentido para sus vidas».

Un programa para todos: acompañar. He aquí un auténtico desafío. Acompañar es, en cierto modo, hacer de «educadores» en el sentido más profundo de la palabra educere: ser capaces de ayudar a extraer de cada uno de los que acompañamos lo mejor de ellos, ayudándoles a descubrir el misterio del cuál son portadores e iniciándoles en el noble arte del discernimiento de la voluntad de Dios en sus vidas.

Permítanme proponerles tres consideraciones que creo pueden ser de utilidad para que el esfuerzo de estos días dé los frutos que Dios espera de estas jornadas de trabajo:

Primero: Caminar en un diálogo sincero. Sí, un diálogo que partiendo de nuestra experiencia, asentado en la búsqueda de la verdad y en el respeto mutuo, permita un rico intercambio de nuestros puntos de vista. Ello implica estar abiertos a nuevos horizontes, a nuevas propuestas y caminos por explorar, a técnicas de ayuda y acompañamiento, a la puesta en común de experiencias, a la búsqueda incesante de las «mejores prácticas».

Tratemos de vivir también lo que nos dice el Papa Francisco en Evangelii Gaudium: «trabajar en lo pequeño, en lo cercano, pero con una perspectiva más amplia» (EG, 235)

Segundo: Que el diálogo llegue a propuestas concretas. No es fácil, pero conviene que podamos llegar a fórmulas que nos ayuden a colaborar en la edificación de una juventud madura, con capacidad de pensamiento y análisis. Una juventud activa y comprometida. Ojalá que en estos días encontremos fórmulas y propuestas que nos ayuden a acompañar a tantos jóvenes que buscan sus caminos sin hallarlos. Fórmulas que les ayuden a discernir su vocación dentro de la Iglesia, a encontrar su camino, a trabajar por su felicidad, a formarse y prepararse con una profunda conciencia laboral y social. Propuestas para hacer de ellos jóvenes generosos, alegres, comprometidos, emancipados, abiertos a Dios y a colaborar con Él en la construcción de un mundo mejor.

Y eso debemos hacerlo en el marco de una Europa Unida. Aquí estáis representantes de toda Europa. Como bien sabéis, hay quienes pretenden la división de esta unión que se inició hace 60 años. Queremos ser una familia unida. Ese es nuestro atractivo, esa es la mejor alternativa que podemos ofrecer a una globalización que acentúa el individualismo y el sálvese quien pueda. Una globalización que no pone en el centro a la persona humana. ¡Qué bellamente lo expresaba el Papa Francisco hace unos días cuando decía a los líderes de Europa!: «Europa vuelve a encontrar esperanza cuando se abre al futuro. Cuando se abre a los jóvenes, ofreciéndoles perspectivas serias de educación, posibilidades reales de inserción en el mundo del trabajo. Cuando invierte en la familia, que es la primera y fundamental célula de la sociedad. Cuando respeta la conciencia y los ideales de sus ciudadanos. Cuando garantiza la posibilidad de tener hijos, con la seguridad de poderlos mantener. Cuando defiende la vida con toda su sacralidad» (24 de marzo de 2017).

Tercero: Que ese diálogo se haga bajo la guía y orientación del Espíritu Santo. Pido al Señor que estos días Él este muy presente entre nosotros, en cada una de las ponencias y reuniones y que esta experiencia sirva para crear un amplio círculo de comunión y de profunda amistad que continúe más allá de este encuentro. Dejemos que la oración personal y comunitaria nos disponga interiormente para recibir los dones del Espíritu Santo que hagan más eficaz nuestro trabajo y nuestro diálogo.

En el fondo propongo que dejemos que las palabras de Jesús: «Pedid y se os dará, buscad y encontraréis, llamad y se os abrirá» (Mateo, 7,7), resuenen en nuestro interior y las vivamos, de manera especial, en estos días.

Permitidme compartir con vosotros el consejo que el P. Pedro Arrupe daba en 1981 a los participantes en unas jornadas de reflexión en Bangkok. Creo que nos pueden ser de ayuda:

“¡Por favor, sed valientes! Os quiero decir una cosa. No la olvidéis. ¡Rezad, rezad mucho! Estos problemas no se resuelven sólo con esfuerzo humano. … Hacemos muchas reuniones y encuentros, pero no rezamos lo suficiente. Rezamos al principio y al final. Está bien, somos buenos cristianos. Pero, si en tres días de reuniones dedicáramos medio día a la oración sobre nuestras conclusiones o nuestros puntos de vista, tendríamos síntesis y conclusiones tan luminosas que, a pesar de nuestros diversos puntos de vista, no las podríamos haber encontrado ni en los libros ni en las discusiones.”

Os felicito porque en el centro de las actividades de estos días habéis colocado la oración, el silencio, momentos de encuentro con el Señor, celebraciones litúrgicas. No podemos olvidar que en el corazón de la ciudad está el Señor que camina con nosotros. Eso es lo que bellamente nos quiere mostrar la hermosa Basílica de la Sagrada Familia que no podéis dejar de visitar.

Acabo deseando que estas jornadas de reflexión y convivencia, en esta hermosa ciudad de Barcelona, redunden positivamente en nuestras vidas y que juntos encontremos caminos que ayuden a revitalizar la pastoral juvenil y vocacional

¡Feliz Simposio! Y que Dios os bendiga a todos.

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