Cari Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Cari Amici
- È motivo di grande gioia essere in questa splendida chiesa per celebrare la Santa Eucaristia, sorgente e culmine della vita cristiana. Il Simposio Europeo dei Giovani sull’accompagnamento – che il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) ha fortemente voluto – vuole essere un’occasione di fede e di fraternità: di fede per incontrare il Signore, di fraternità per comunicarci le esperienze della vita spirituale, della ricerca vocazionale, e della presenza cristiana negli ambienti di vita. Siete venuti da lontano e qui rappresentate i giovani dell’intero Continente in un’ora della storia che è un cambiamento d’epoca, come ricorda il Santo Padre Francesco. Al Papa esprimiamo il nostro affetto pieno di gratitudine, e assicuriamo la nostra filiale preghiera. Un saluto particolare va all’Arcivescovo di questa Chiesa, che ci accoglie cordialmente, e a S. Eminenza il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo. Il nostro Simposio guarda anche al prossimo appuntamento sinodale che – com’è noto – avrà come tema proprio i giovani.
- Il Vangelo ascoltato ci mette di fronte a Gesù, Figlio di Dio e Redentore del mondo. Come per la gente di allora, così oggi è necessario guardare a Lui con occhi limpidi, cioè senza pregiudizi o pretese. Questo significa essere disposti a misurare la nostra vita sulla sua parola che è verità e amore, non sulle nostre idee, impulsi, abitudini. Solo così riusciamo a vedere Gesù per quello che è, non per quello che vorremmo che fosse: “voi non avete mai ascoltato la sua voce – dice il Signore – né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete”.
Ci incontriamo così con una prima domanda: desidero veramente vedere il volto di Cristo, così com’è? Il suo è il volto dell’amore di Dio, ma l’amore è così difficile! Siamo fatti per amare ed essere amati, ma è così impegnativo, perché si tratta di lasciare il timone della nostra vita a Lui. Apri, Gesù, i nostri cuori, dà luce ai nostri occhi!
- Il Vangelo ci fa fare un secondo passo. Spesso, al fondo della fatica nella vita cristiana sta il desiderio di ricevere “gloria gli uni dagli altri”. Che cosa vuol dire? Vuol dire cercare il consenso altrui, la lode, l’approvazione anche a prezzo della verità: la verità di Gesù, del suo meraviglioso mistero, le sue parole di vita, le esigenze del suo amore. Allora i nostri occhi si velano, e non riescono più a riconoscere il volto bello del Signore: la realtà interiore diventa opaca, si deforma; si adatta il Vangelo alla mentalità mondana, come ricorda Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium.
Nasce una seconda domanda: cerco in modo esasperato il consenso degli altri, ho paura del giudizio, della critica, di essere isolato dal gruppo, di essere considerato fuori dal tempo? Sono libero dal pensiero unico dominante? La libertà non è arroganza e credersi migliore, ma sapersi graziato dalla misericordia di Dio, rinnovato ogni giorno dal suo Spirito.
- Infine, non possiamo dimenticare che siamo in questa splendida chiesa dedicata alla Sagrada Familia, e che stiamo celebrando la Messa della famiglia. Da questo grembo siamo nati: i nostri genitori non ci hanno scelti, hanno voluto un figlio; Dio, invece, ci ha scelti e ci ha chiamati per nome, ci ha disegnati sul palmo della sua mano. In questo essere conosciuti da sempre, sta la nostra dignità inviolabile, il nostro incomparabile valore, la bellezza della nostra vita in qualunque situazione si trovi. La famiglia è scuola di umanità e di fede, la prima palestra di virtù umane e cristiane, dove impariamo ad amare essendo amati, ad avere fiducia in noi, negli altri, nella vita. Impariamo ad essere liberi, ad averci in mano, ad essere signori di noi stessi. Impariamo ad essere responsabili, sentiamo di poter contare sugli altri e che gli altri contano su di noi. Impariamo la bellezza dei legami e dei limiti che ci salvano dalla presunzione e dall’arroganza, e che ci aprono agli altri per chiedere e offrire ascolto, parola, servizio d’amore. Impariamo la bellezza delle cose quotidiane. Impariamo a guardare verso il Cielo per poter vedere la terra. La famiglia è il riflesso visibile di Dio Comunione, di Dio Trinità: rende presente il suo amore nel mondo.
Si fa avanti una terza domanda: amo la mia famiglia? Sono incantato dal dono ricevuto? Le difficoltà ci sono ovunque, anche l’amore ha le sue fatiche, le sue delusioni; ma io mi sento parte attiva, oppure sono spettatore indifferente? Una famiglia che prega non sarà mai disperata, e nelle prove troverà sempre una via di superamento: prego con i miei genitori?
Cari amici, la Famiglia di Nazaret ci benedica e vi guidi per scoprire la volontà del Signore sulla vostra vita: solo nella sua volontà sarà la vostra gioia. Non abbiate paura: Lui chiede tutto, ma vi dà tutto, e il tutto di Dio è sconfinato! Il piccolo Gesù, la Santa Vergine, San Giuseppe, ci siano compagni di strada. Come ci esorta Sant’Agostino, vogliamo camminare cantando, non perché senza difficoltà e prove, ma perché sappiamo di non essere soli: Cristo è il viandante sempre accanto, e la Chiesa è la nostra casa.